Quando è nato il Rugby a Brescia?
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Quel che è certo è che già nel dicembre del 1927 Brescia ospitò uno dei primi incontri internazionali. Davanti ad un pubblico incuriosito dalla novità, Sport Club Italia di Milano e PU.C. di Parigi diedero vita ad un match piacevole, sicuramente divertente che, se non altro, convinse anche i più restii a sperimentare in maglia e calzoncini le corse e le "baruffe" seguite col fiato sospeso ai bordi del campo. Dalla tribuna al terreno di gioco il passo fu breve al punto che una ventina di giorni più tardi, la formazione bresciana cui venne dato il nome di XV Legione Leonessa d'Italia affrontò sul proprio prato il quindici milanese che si aggiudicò (30-3) l'incontro. Toccò in seguito al Padova far visita ai bresciani, che non si lasciarono sfuggire l'occasione per vincere il loro primo match. Sulle ali di un entusiasmo che andava dilatandosi in maniera incredibile, la XV Legione accettò di buon grado (l'occasione era di quelle da non perdere) l'invito della S.S. Lazio, che proprio contro il Brescia, aveva dato appuntamento ai propri sostenitori, per l'atteso esordio. E mai "ouverture" fu più felice. Davanti ad un massiccio concorso di folla, sui gradoni dello Stadio Nazionale vennero stimate circa ventimila persone, i padroni di casa seppero cogliere il primo successo (17-0) il risultato finale. Ai nostri, e non era poca cosa per quei tempi, bastò l'aver visto Roma, l'essere rimasti insieme spensieratamente, maturando un'esperienza tutta da raccontare al rientro a casa. Ovunque venisse proposto il nuovo gioco sapeva raccogliere intorno ai protagonisti con tanto di mutandoni e vistose ginocchiere, adesioni e consensi, tanto che si rese necessaria, dopo la nascita del primo comitato di propaganda (successivamente riconosciuto dal CONI presieduto dal bresciano Augusto Turati che era anche segretario del partito) la costituzione della FIR un organismo, che il CONI gestì secondo le direttive del regime. Il primo campionato italiano di rugby iniziò domenica 12 febbraio 1929. Sei le squadre partecipanti, divise in due gironi. Girone A: Ambrosiana Milano, XV* Legione Leonessa d'Italia (Brescia), Michelin Torino; Girone B: Lazio, Bologna Sportiva, e Leoni di San Marco di Padova. Dopo i littoriali dello sport riservati ai G.U.F. e datati 1932, ai successivi campionati della G.I.L. (Gioventù Italiana del Littorio) che nel 1937 aveva sostituito l'opera nazionale Balilla, toccò ai dicianno¬venni, il compito di continuare l'azione intrapresa dai giovani universitari alcuni anni prima. Il grande merito dei dirigenti di allora, fu proprio quello di aver sollecitato l'ingresso del rugby nella schiera delle discipline praticate dalle organizzazioni sportive del Partito nazionale fascista. Fin dal primo campionato i comandi federali della G.I.L. mobilitarono tutti i tesserati (indipen¬dentemente dalle discipline praticate) affinché il loro torneo, potesse ottenere quel successo, che era poi quanto più stava a cuore al partito. Finirono così col mettersi a disposizione dei comandi della G.I.L. un buon numero di atleti: ginnasti, lottatori, pugili, saltatori; di istruttori e di arbitri. La stagione successiva, 13 squadre parteciparono al campionato della G.I.L. L'aumentato numero di tesserati suggerì l'organizzazione del primo corso per arbitri ed allenatori, ai quali parteciparono i bresciani "Ferruccio Migliorati e Franco Spedini. Si trattò di un importante passo avanti, un'operazione che consentì ai primi praticanti di potersi allenare con criterio, garantendo altresì una vera e propria osservanza del regolamento a quei giovani esuberanti, che si erano buttati con tanto entusiasmo ed altrettanta dedizione nella nuova avventura. E che si trattasse di una vera e propria avventura lo ricordano ancora oggi i "reduci" di quel primo gruppo bresciano che tutti conoscevano come quelli della "XV Legione Leonessa d'Italia". Si cominciò a giocare in 13; soltanto più tardi si sarebbe arrivati al rugby a quindici. Nei pochi rimasti oggi a raccontare le imprese di allora, la trasferta con qualsiasi mezzo: in treno, in gip, oppure in camion stipatissimi, rimane ancora, a tanti anni di distanza, il ricordo più bello, il momento che più li rivede riuniti spensierati,giovani, forti e belli come in quel lontano 1930.
Ma facciamo un passo indietro. Nel 1907, per consentire una preparazione efficiente agli atleti che nel 1908 avrebbero gareggiato alle Olimpiadi di Londra, venne costituito quello che, a partire dal 1914, diventerà l'attuale C.O.N.I. Quindici anni dopo, il segretario del Partito fascista ne divenne il presidente e proprio mentre il rugby, gradino dopo gradino, raccoglieva popolarità e consensi, il C.O.N.I. decise di sopprimere la F.I.R. Quali i motivi? Si parlò di provvedimenti disciplinari nei confronti di alcuni giocatori, che non si sarebbero comportati come il regime imponeva. Per capire le vere cause, che suggerirono al Partito fascista di abolire la F.I.R., bisogna far ricorso anche ad altre considerazioni "storiche". L'origine anglosassone del gioco, unita all'atteggiamento di gran parte dei giocatori, che dimostravano interesse per il rugby e soltanto per quello, convinsero il regime ad ostacolarne la divulgazione. Il rugby però aveva fatto "vittime" importanti nello stesso partito e non fu difficile, nei mesi che seguirono, ridare corpo alla F.I.R., trasformandola in F.I.PO. (Federazione Italiana Palla Ovale) in omaggio al Partito, che non vedeva di buon occhio sigle non propriamente italiane.
Nonostante le origini, quindi, la palla ovale trovò (anche se questo non è stato accertato, lo deduciamo noi) un padre putativo importante se è vero, com'è vero, che le stesse autorità politico-sportive contribuirono alla propaganda del rugby, lo sport che più sembrava avvicinarsi ai requisiti tipici della gioventù fascista, anche se in realtà Webb Ellis nel lontano 1823 non lo aveva immaginato così. Il Rugby divenne per la propa¬ganda fascista: "sport da combattimento da diffondere e praticare tra la gioventù italiana del littorio!". Pochi mesi dopo, la F.I.PO. ritornò definitivamente F.I.R.